Tornare

Una settimana fuori. Pesante. Un tempo mi divertiva, ma così è stancante perché è un continuo stop&go. Meno male c’è lalla a coprire ogni falla. E la tecnologia fa il resto. Bucarest, dapprima, per l’assemblea annuale del Copeam, la conferenza permanente delle tv del mediterraneo di cui siamo diventati soci da poco. Bucarest è una brutta città, a tratti anche pericolosa. La compagnia abbastanza eterogena, anche se prevalentemente francofona. Dentro ci sono i mondi colonizzati dalla Francia in larga prevalenza. Però tutti ormai, bene o male parlano inglese. E questo aiuta. Con me c’è anche Gigi De Luca, il nostro vicepresidente. Lì a rappresentare l’istituto per la cultura del mediterraneo. Bella invenzione salentina. Si sa, son bravi.
Decidiamo che a luglio si farà a Lecce una versione beta del forum di coproduzione con produttori tv e responsabili palinsesto. Se funziona, lo rifacciamo in Fiera a Bari a settembre. A cena una delle sere capitiamo nel caveau della Banca nazionale. Assurdo. Un ragazzo bravissimo suona uno Stradivari. Non m’era mai capitato: quel violino ha un suono meraviglioso.
Una delle ragazze dello staff di Copeam è pugliese. Come sempre siamo ovunque, con lo stesso talento che riconosco in tutta la mia generazione.
E’ incredibile: il meglio che il mondo offre oggi, ha meno di 40 anni (e spesso è donna). E non conta nulla. Però è dietro ogni grande cosa.
Domenica arrivo a Cannes. Delirio cannense alla sua potenza più estrema. Il solito viavai micidiale, questo non è un posto per lenti: si deve correre maledettamente e fare tanti chilometri a piedi.
La prima volta che venni qui per lavoro fu l’anno di Respiro alla Semaine. Lavoravo allora nello staff di comunicazione e produzione di Fandango. Alla fine della settimana tornai a Roma con le bolle alle mani per il nervoso: lanciare un film a Cannes richiede davvero una pazienza infinita e tanto lavoro.
Ora son qui per varie ragioni. La prima è per partecipare all’annual meeting di Cine-Regio, il network di fondi regionali europei. Molto utile, un sacco di idee e conoscenze. I biglietti da visita girano a velocità considerevoli. A fine riunione, vado a vedere i Ministri della cultura europei con la commissaria del programma Media, la madre di tutti i fondi comunitari per l’audiovisivo. Poi festa del Film London, nostri colleghi londinesi. Bellissima festa, un sacco di gente. Parlo con il capo dell’ufficio ricerca e statistica di Uk Film Council di sistemi di rilevazione econometria degli impatti. Dovremmo farlo anche noi, magari con le nostre Università.
Parlo poi con un giovane produttore indipendente newyorkese e con una giovane regista che presenta il suo film al mercato domani. Figa pure lei. Da NY pure lei. Business card di nuovo. E’ il mondo delle occasioni, ma è tanto tutto troppo faticoso e costoso. Però non c’è posto meglio di questo per fare quel che facciamo noi. Cioé per avere contatti col mondo. E portarlo a casa nostra.
La sera prima non sono riuscito a entrare in sala premiére, nonostante avessi l’invito dei miei vecchi colleghi, perché non ho le scarpe giuste. Ho abito nero, camicia bianca, papillon ma quelle barefoot ai piedi, comprate a newyork appunto, con lacci e bordi bianchi, non vanno bene. Bodyguard del cazzo. Fortuna il film lo vedo la mattina dopo con l’accredito. Fottetevi, francesi de merd.
La sera dell’altro ieri la passo con gli amici albanesi, Ilir e compagnia. Uno dirige il centro nazionale di cinema, l’altro il festival di Tirana. Ci devo andare. Mi presentano Goran Paskaljevic. Che onore, che grande regista.
Parliamo del suo prossimo film, lo vuol girare per qualche giorno anche da noi in Puglia. Magie di Cannes e della rete che stiamo tessendo.
Martedì giornata internazionale. Avrò parlato con dieci persone di altrettanti paesi. Mi domando però, quando non esisteva l’inglese uno come me come faceva a parlare con gli altri? E’ davvero un mondo stupendo nelle sue enormi contraddizioni e ingiustizie. Ma è tutto così facile oggi.
Tra le cose più utili incontro Thierry, un berlinese che si occupa di finanza per l’audiovisivo. Lo porto a Bari a metà giugno per una riunione con i nostri consulenti. Il fondo è il futuro porca miseria.
E poi Daniela, una signora tedesca che ha superato la metà. Lavora per Film London. La sera prima l’avevo conosciuta alla festa. Cannes è così. Dai un biglietto da visita, scambi due parole magari intelligenti e quelli ti chiamano davvero. Facciamo insieme un progetto finanziato EU, che consiste nel travasare competenze con loro e l’India. Mica male.
L’ultima sera incontro due importanti registi italiani. Entrambi hanno film da fare e cerco di farglieli fare in Puglia. C’è da lottare, ma si può fare.
A sera tarda festa di Taiwan. Sono stupendi. Degli entusiasti di natura. Ragazze meravigliose in abiti strafighi. Vedova come se piovesse. Mi sono un po’ alleggerito dei pesi. Parlo molto con Alberto La Monica, idee, sogni, difesa di quanto conquistato. E’ uno di noi. Mille flash mi attraggono: c’è Wim Wenders lì, a due metri da me. Ha una specie di frack informale verdone, con occhiali rossi, capelli lunghissimi sale pepe e all star ai piedi. E’ troppo ganzo. Sento di avere la certezza che lui, scarpe uguali alle mie, lo avrebbero fatto entrare alla premiére…
Ora però devo solo dormire. E tanto.

2 Responses

Comments are closed.