Miscellanea

Ieri a Roma si è tenuto un seminario sul cinema a cura della rivista Box Office. Ecco alcuni interventi.
Mentre, intanto, il gruppo Feltrinelli lancia Effe Tv...
Fonti: Box Office
“Stiamo facendo uno dei mestieri più belli del mondo. Sono sia esercente che piccolo produttore e felice di fare questo lavoro”. Lo ha dichiarato Lionello Cerri, presidente Anec al forum di ’Box Office’, ‘Dibattito aperto sul cinema italiano’ che si è svolto ieri al The Space Moderno di Roma sponsorizzato da QMI. “Sono entrato in questo ambiente 33 anni fa quando iniziava la crisi del cinema per l’avvento delle tv commerciali. Sono abituato a lavorare partendo da situazioni di crisi”. Continua il presidente Anec: “Pensare che il mondo del cinema sia composto da un pubblico indifferenziato, granitico e monolitico, è superficiale. Il nostro pubblico è formato da più pubblici con gusti ed età diverse, con condizioni socio culturali differenti.
E’ vero, però, che sta iniziando il ricambio generazionale e che i giovani sono fruitori di Internet più che della sala cinematografica; c’è quindi un problema di diseducazione al cinema. Per anni abbiamo disabituato le giovani generazioni a un tipo di cinema più europeo. I produttori si sono adeguati a quelli che sono gusti prettamente televisivi e forse si è andati avanti a realizzare film per quel tipo di gusti; c’è stato un processo di omologazione. Però quei giovani che hanno la fortuna di avere insegnanti che fanno un certo tipo di lavoro sul cinema, arrivano ad apprezzare il cinema”. Prosegue Cerri: “Il tema sul quale dobbiamo riflettere è riportare la gente in sala, partendo dall‘educazione. Stiamo lavorando con scuole e istituzioni per questo scopo. L’appeal della sala può essere importante perché fa aggregare il pubblico; ha un ruolo formativo e culturale ed è importante anche dal punto di vista urbanistico. La crisi del cinema ha cause diverse, prodotto, pubblico e contenitori, ma la fruizione di film è sempre più alta in questi ultimi anni: in sala, in tv e su tutti i mezzi, compresi quelli illegali, si vedono molti film. La sala quindi non è l’unico interlocutore per il cinema ma è sbagliatissimo dire che non sia destinata a durare“. A proposito dell’esercizio Cerri ha aggiunto: “Gli esercenti hanno l’obbligo –opportunità di passare al digitale. Dobbiamo aiutare le piccole sale che fanno fatica a sostenere questi investimenti; Stato ed enti locali devono porsi il problema. La mia generazione è cresciuta amando il cinema con i cineforum e una tv forte che ha fatto una vera educazione cinematografica. Le nuove generazioni hanno voglia di andare al cinema se fortemente motivate. Le sale di città o i multiplex hanno una funzione di aggregazione rispetto a un pubblico. Queste sale hanno la capacità di stare sul territorio e far crescere il pubblico; vanno valorizzate. Quando si dice che il cinema deve essere supportato è fondamentale pensare che tutta la filiera, dall’ideazione alla sala, debba essere aiutata da parte dell’ente pubblico come è aiutata in tutto il mondo. A un forte mercato con forti imprenditori che investono si deve abbinare un forte impegno per la crescita culturale da parte dello Stato”. Ha concluso il presidente Anec: “Credo che le sale che non fanno parte di Uci e The Space, circa 2mila schermi, rappresentino una quota importante per il cinema italiano perché spesso è l’unico tipo di film che possono programmare. Senza queste sale, il cinema nazionale o europeo, farebbe fatica ad affermarsi. Stiamo parlando di sale che rappresentano il 50% del mercato e per il cinema italiano anche di più“.
 
Durante il forum di Box Office sulla situazione del cinema italiano, hanno parlato anche il direttore e contenuti e marketing di Mediaset Premium, Marco Leonardi, e il responsabile dei canali Sky Cinema, Margherita Amedei. Secondo quest’ultima «manca un marketing sul cinema italiano in grado di differenziare il contenuto e di convincere il pubblico ad andare al cinema. Si cerca di ripetere quello che ha sempre funzionato senza andare a ricercare o azzardare nuove tipologie di offerte di contenuto». Secondo Amedei, un altro tasto dolente del cinema italiano è la mancanza di uno star system: «Il punto di forza del cinema negli anni 50 e 60 era proprio la centralità dell’attore, il divismo. In questo momento, tranne poche eccezioni, non abbiamo dei divi e personaggi che convincono la gente ad andare in sala a vedere l’ultimo film». Ma nonostante tutto il responsabile dei canali Sky Cinema è ottimista, anche se pensa che «bisognerebbe rendersi conto che sono cambiati i confini all’interno dei quali ci muoviamo, così come il consumatore». Ne è convinto anche il direttore contenuti e marketing di Mediaset Premium, Marco Leonardi, che ribadisce l’importanza di stare al passo con i tempi: «Sta cambiando il modo di usare il cinema nel palinsesto televisivo e anche il modo di guardare il film da parte del pubblico. Ormai la possibilità di fruire il contenuto cinematografico attraverso altri media, che non siano il cinema o la televisione, è una realtà. In America, ad esempio, esiste Netfix, che offre online un catalogo fino a 50mila film a un prezzo molto conveniente e con 30 milioni di abbonati. Un servizio che anche noi abbiamo lanciato da due anni con 1 milione di clienti e un catalogo di 700/800 film. A questo punto sarebbe interessante riflettere su quale sia il miglior modello a tendere per lo sfruttamento dell’opera cinematografica». E propone anche un punto di lavoro su cui si dovrebbero impegnare gran parte delle energie: «Credo che uno degli sbocchi da analizzare in profondità sia quello di realizzare un prodotto che possa andare oltre i confini italiani. Questo, quindi, significa ripensare al cast, alle storie e alle location».
 
“Abbiamo avuto una riduzione del numero di film in listino per Medusa ma ci saranno degli innesti di titoli”. Lo ha dichiarato oggi Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film nell’ambito del forum di ‘Box Office’, ‘Dibattito aperto sul cinema italiano”. “Non torneremo ai livelli di due anni fa. Ci saranno nuovi innesti di film e torneremo a produrre una buona quota di cinema italiano; ci concentreremo sul cinema nazionale e non faremo acquisizioni di film internazionali. Non tralasceremo il cinema d’autore e daremo spazio anche a qualche nuova proposta. Credo che non ci sia nel nostro settore una presa di contatto della portata reale della crisi che c’è in generale. Attori, attrici, talenti,reparti produttivi ancora oggi chiedono o pretendono cifre importanti, non vorrei che si abbattesse su di noi un ciclone incontrastabile. Dovremmo confrontarci di più per affrontare dei problemi. La questione di fondo è che in Italia si va poco al cinema; c’è una scarsa frequentazione media sui film italiani. Dei 130 film che si sono prodotti, 61 hanno un budget inferiore agli 800mila euro; questo ci deve far riflettere. Tutto questi film sono forse troppi e c’è dispersione di investimenti e di risorse anche pubbliche. La pirateria è una tragedia nazionale vera e propria; bisogna reagire. Lo dobbiamo fare noi e lo deve fare lo Stato che deve approntare leggi efficaci. Noi dovremmo farci promotori di una mobilitazione forte. La pirateria ci sta distruggendo; ci vuole una mobilitazione verso le istituzioni per far capire cosa ruota attorno all’industria del cinema e tutti quelli che ci lavorano e i danni che causa la pirateria. La pirateria causa anche un calo di gettito fiscale, lo Stato lo deve sapere. Un altro punto debole è la scarsa esportabilità dei nostri film”. Conclude Giampaolo Letta: “Rimango però ottimista sul cinema per quattro ragioni. Primo: nonostante tutto quello che si dice, la centralità della sala è ancora forte. Secondo: c’è una rinnovata sintonia del pubblico con il cinema italiano; un patrimonio che non va disperso. Terzo: sono emersi tanti giovani soggetti seri e capaci su cui lavorare. Quarto: si continua a confermare l’importanza delle tv per il cinema; nonostante tutto quello che si dice, il prodotto cinema in tv è ancora forte. Magari non farà gli ascolti sulle reti free di qualche anno fa ma basta vedere quanti film vengono programmati da tutte le reti, free, pay e digitali”.
 
 
Sabato 11 maggio, sul canale 50 del digitale terrestre, arriva laeffe, l’offerta in chiaro di Effe Tv – media company partecipata dal Gruppo Feltrinelli e La7 – che affianca la programmazione di informazione di Repubblica Radio Tv grazie a una partnership con il Gruppo Espresso. Il canale multipiattaforma – digitale terrestre, internet, mobile, distribuito sul multiplex di Rete A (l'operatore di rete del Gruppo Espresso) e affidato a Prs per la raccolta pubblicitaria – propone in chiaro news e reportage, film-documentari, cinema d'autore e una selezione di serie internazionali. Agli appassionati di cinema il canale propone un appuntamento settimanale, il laeffe film festival, che ospita una selezione di titoli in prima visione italiana in chiaro (tra questi, per citarne alcuni, “American Life” di Sam Mendes, “Another Year” di Mike Leigh, “Tomboy”, “Coco Chanel & Igor Stravinsky”, “Melancholia” di Lars Von Trier). Spazio anche a eventi speciali, come “Grillo Tsunami Tour – Un comico vi seppellirà”, il film-reportage sul tour di Beppe Grillo in Italia, e ZeroZeroZero.tv, quattro appuntamenti con altrettanti documentari internazionali sul mondo della cocaina, introdotti e commentati da Roberto Saviano in esclusiva per laeffe e laRepubblica. Infine Red - Read, Eat, Dream, l’appuntamento con assaggi ed esperienze dal mondo.