Venezia

Quando lavoravo a Roma, in Fandango aspettavamo con l'ansia del primo giorno di scuola l'annuncio dei film veneziani. Certo, sapevamo sempre qualche settimana prima della conferenza stampa ufficiale se il 'nostro' film fosse o meno stato preso in una delle sezioni.

Andare ad un festival, per la sua produzione (e la distribuzione, ca va sans dire), è di capitale importanza perché consente di lanciare al meglio il film, testandolo dinanzi ad un pubblico vero ed esigente.
Venezia, peraltro, è assai rischiosa per i film italiani, perché il suo pubblico è composto da cinefili incalliti e critici severi.

Ora che dirigo una film commission e che portiamo ben due film direttamente sostenuti da noi e un autore pugliese di pregio alla prova del fuoco (Cosimo Damiano Damato), provo ancora nuove emozioni.

Honeymoon in particolare mi dà un gusto davvero intenso. Siamo coproduttori di quel film, in senso tecnico. L'ho costruito io, personalmente, il rapporto con Goran Paskaljevic: dapprima conoscendo oltre un anno e mezzo fa i suoi coproduttori albanesi in una spedizione di cooperazione culturale trasfrontaliera organizzata dall'assessore regionale ala cultura e al mediterraneo, Silvia Godelli. Poi ritrovandoli a Cannes 2008, in una cena il primo giorno e frequentandoli assiduamente per tutto il periodo di permanenza al festival. Poi discutendo direttamente con Goran, di cui mi onoro di esser diventato amico per la fiducia reciproca che si è costruita tra noi. L'ho incontrato ancora una volta a metà riprese a Tirana, dove mi ha fatto vedere la prima metà del film.

Li abbiamo ospitati per una settimana in Puglia. Dopo svariati sopralluoghi hanno scelto Brindisi per le riprese in esterni dell'arrivo nel porto della nave con i migranti balcanici...

Insomma per me, per tutti noi, questo film alle Giornate degli autori è una bellissima conferma che stiamo facendo bene il nostro mestiere. E Dio solo sa quanto io sia felice di poterlo gridare.

Evviva il cinema.