Parole giuste.

Citando:
Raidue, l’anello debole della tv dei sette nani
I dati Auditel parlano chiaro: l'ennesimo format – "Facciamo Pace" – è rimasto schiacciato al 2 per cento
Pubblicato su Europa il 6 settembre 2013
In questa vigilia di inizio stagione densa di repliche, Raidue parte un po’ in anticipo confermandosi come la “strana rete” della Rai. Tralasciamo la mattina e il primo pomeriggio, impostati nel segno di Guardì, colui che ha insegnato a tanti replicanti a restare aderenti alla “realtà” (quella della signora Cecioni) come vampiri al collo della vittima e generando programmi che non vedremmo neanche sotto tortura, ma che, come spesso accade ai suggerimenti del diavolo, a modo loro funzionano.
Per il resto Raidue sta assomigliando sempre più a un canale della tv satellitare, specializzato nei generi, ma senza personalità: un canale scaffale che subisce il massimo della concorrenza da parte di tanti altri a lui simili.
I numeri dell’Auditel ne sono una conseguenza, come ieri sera, quando un ennesimo format della serie “m’ama non m’ama” (il titolo è Facciamo Pace) è rimasto schiacciato al 2 per cento degli spettatori, che se ne sono allontanati man mano che il programma procedeva (meno peggio al Centro e nel Nord Est), e con una percentuale ancora più bassa fra i giovani fino a 24 anni. Esito inevitabile quando una idea, anche dotata di un suo potenziale, viene stiracchiata fino a due ore di durata (perché tanto, sulle reti generaliste italiane, deve durare il programma serale).
La stessa formula, con una durata più calibrata e una struttura più scarna, avrebbe fatto invece una dignitosa figura su uno dei tanto canali specializzati tipo Real Tv. In altri termini, Raidue non è più, e la cosa ha radici lunghe che travalicano direzioni e direttori, un canale generalista capace di “portare” i titoli dell’entertainment (come riesce, finché stentatamente dura, a Raiuno e Canale 5 nell’entertainment e a Raitre e La7 nel campo del talk show politico). Raidue o viene portata dal programma, il che può accadere solo rarissimamente, con programmi-evento iper promossi, o affonda. E un canale che, a questo punto, non si sa più cosa stia a farci nell’ambito della tv generalista, quella dei canali dotati di identità editoriale e di “posizionamento ideale” nelle mappe mentali del pubblico.
Ma non tutti i guai vengono per nuocere. Forse è proprio a partire da Raidue che potrebbe essere colta l‘occasione nella politica e nelle aziende, per cominciare a pensare al tema vitale dell’oggi, e cioè al ridimensionamento del sistema dei sette nani generalisti che, con la abnorme dilatazione di offerta a bassa densità di capitale e valore, costituisce la vera palla al piede delle potenzialità creative, industriali e di lavoro dell’Italia in questo campo.
Stefano Balassone

2 Responses
  1. Gulp! Che analisi! Per dindirindina!
    Sarò breve e non userò termini dotti. Che palle sto blog parlate di SPETTACOLO come se stesse preparando un esame di scienze politiche.
    Alla base di ogni show di successo o c’è un produttore con le palle o c’è gente con un cuore grande così. Burocrati politichesi e portaborse a guardare le partite del pallone, please.

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