"La domenica specialmente" al Cineporto di Lecce

Quarto incontro della rassegna cinematografica sul regista Giuseppe Bertolucci, organizzata dall’associazione Spaziocineforum in collaborazione con Apulia Film Commission "Il cinema specialmente – cinque incontri dedicati a Giuseppe Bertolucci".
Martedi 11 dicembre in programma "La domenica specialmente", film in quattro episodi (oltre a Bertolucci, Tornatore, Giordana e Barilli) del 1991. La proiezione, introdotta da Giuliano Capani, docente di Storia e Critica del Cinema dell’Università del Salento, si svolgerà come di consueto (ad ingresso libero) nella saletta multimediale del Cineporto - Apulia Film Commission - in via Vecchia Frigole, 36 a Lecce.
Il soggetto e la sceneggiatura del film sono del maestro della narrazione cinematografica Tonino Guerra, scomparso dalla primavera scorsa. I quattro episodi, adattati dai racconti scritti nel 1978 (Il polverone), mettono in scena le diverse sfumature di solitudini esistenziali, sottese alla delusione di impossibili amori, con una cifra stilistica stranita come di antichi racconti. Lo sfondo in cui sono ambientati è una natura, riflessa nello splendore del paesaggio di Romagna, con un’aura di sentimento del tempo quasi sacro, che mette al riparo la vita dall’angoscia del suo trascorrere, con l’eterno ritorno dei suoi cicli e con la persistenza della memoria del passato. L’episodio girato da Bertolucci, "La domenica specialmente", dà il titolo al film.
Anna è Ornella Muti, la giovane protagonista di questo breve racconto morale, attratta da due presenze maschili molto diverse tra loro: Vittorio (Bruno Ganz), un maturo turista tedesco, e Marco (Andrea Prodan), un giovane in apparente disadattamento. La bella Anna non saprà scegliere tra il futuro e il passato dei suoi sentimenti, dopo l’incontro enigmatico - una domenica, in una località della Romagna - tra i tre personaggi e le loro simmetriche attrazioni. Una velatura di malinconica poesia dà il taglio alla pièce di Bertolucci; l’atmosfera che via via scorre sullo schermo è ispirata dalla poetica del regista, attento alle suggestioni surreali e alle fenomenologie del cuore e delle sue ragioni, spesso incomprensibili alla ragione. Sul versante del linguaggio, una sottile aria di solitudini e di attese rielabora la fabula in favola, componendo una narrazione lieve e sospesa come un’elegia silente, apologo senza moralismi che sfuma il pudore in un soffio incantato di tenerezza e passione.