"Due o tre cose che so di loro" appuntamento con il cinema di Marco Bellocchio

Ha firmato pellicole epocali come il suo primo film rivelazione “I pugni in tasca” (1965) manifesto ante litteram degli anni della contestazione, “Sbatti il mostro in prima pagina” (1972) sulle distorsioni del mondo dell’informazione o i più recenti “Buongiorno, notte” (2003) sulla prigionia di Aldo Moro e “Bella Addormentata”(2012)  sul controverso caso Englaro. L’opera del regista Marco Bellocchio è al centro del terzo appuntamento con “Due o tre cose che so di loro – 7 Conversazioni di cinema”, il ciclo di incontri dedicati al cinema raccontato, studiato e osservato, ideato e organizzato dal Circuito D’Autore di Apulia Film Commission (ingresso 4 euro, info dautore.apuliafilmcommission.it).
Questa volta il critico Enrico Magrelli - autore e conduttore storico di Hollywood party su Radio3, nonché vicedirettore del Bif&st di Bari– sarà accompagnato dal collega Dario Zonta – giornalista de L’Unità e conduttore anche lui di Hollywood party - nell’attraversare il decennale lavoro di Marco Bellocchio, tra gli autori italiani che meglio ha saputo raccontare e interpretare i cambiamenti, gli umori, le contraddizioni dell’Italia, dal secondo dopoguerra ad oggi. Esplorando capisaldi quali “I pugni in tasca”, “Nel nome del padre”, “Salto nel vuoto”, “Enrico IV”, “Vincere”, “Bella addormentata” – per citarne alcuni – i due critici tracceranno un percorso tanto artistico quanto storico e sociale, quale il cinema di Bellocchio richiede.
Prima dell’incontro inoltre, alle 19 sia allo Splendor di Bari sia al Bellarmino di Taranto, sarà proiettato il film “Diavolo in corpo” (1986), storia di Giulia Dozza, nevrotica depressa, fidanzata con un terrorista pentito che è forse responsabile dell’uccisione del padre, commissario di polizia.
 
Circa l’appuntamento di giovedì e venerdì prossimi, Magarelli spiega: “Marco Bellocchio ha esordito giovanissimo nel 1965 con un’opera prima che rappresenta uno spartiacque nella storia del cinema italiano. Esploratore instancabile e sempre curioso degli slittamenti dell’identità, dei diavoli incorporati in ognuno di noi, delle visioni che ci interrogano e non ci consolano. Frequentatore della letteratura classica e della cronaca. Visitatore dell’anima e della storia. Ogni film un rebus da interpretare. Una sciarada da decifrare”. Su questo e molto altro verterà l’incontro coordinato dai due critici.
“Due o tre cose che so di loro” prosegue ad aprile, il 17 e il 18 aprile, con “New Hollywood”, lezione incontro nella quale Magarelli sarà accompagnato da Emanuela Martini, direttore del Torino Film Festival. Insieme condurranno il pubblico nell’indagine su quei mostri sacri come Spielberg, Coppola, Lucas, Altman, ma anche De Niro, Pacino e Nicholson che hanno segnato e rimodulato l’idea di racconto e spettacolo, ripensando antiche storie, i generi e l’immaginazione sociale.
Non può mancare nel ciclo un focus omaggio a Carlo Verdone, il 15 e il 16 maggio, nuovamente con Bandirali. Protagonista di quattro decenni di storia del cinema, compreso quello attuale (24 film da regista) Carlo Verdone è, da una parte l’erede e il continuatore di una solidissima tradizione, quella della commedia all’italiana, dall’altra il grande innovatore che assorbe lo stile internazionale e crea un proprio inconfondibile marchio di fabbrica. L’incontro sarà allora una visita guidata in questa fabbrica, alla ricerca dei “segreti” della formula Verdone.
Il sesto appuntamento, il 29 e 30 maggio, sarà – con Marco Spagnoli – invece dedicato a Billy Wilder, maestro assoluto e inarrivabile della commedia. Una commedia umana che paga pegno a Hollywood e alla Mitteleuropa. Allievo dotatissimo di Ernst Lubitsch, ha definito, con una filmografia mai ovvia, un “Wilder’s touch” paragonabile al tocco del suo maestro. Sceneggiatore straordinario, direttore di attori–complici come Lemmon e Matthau e tanti altri, ha insegnato agli spettatori che il cinema può essere un’euforica fabbrica delle idee. Senza mai salire in cattedra o pretendere di insegnare.
Il ricco programma si concluderà a giugno, il 12 e il 13, con una serata su Roman Polanski alla quale interverrà anche Giancarlo Mancini, autore televisivo de “Il tempo e la storia”. Tra kolossal e opere da camera, trasposizioni in grande stile e avventure della coscienza, Polanski è ancora oggi uno degli esempi più stimolanti di un cinema nomade e antiautoritario, in cui si incontrano Hollywood e Kafka, il surrealismo e il cinema in costume.