Mercoledì 19 novembre Abbas Fahdel e il suo “Tales of the Wounded Land” al Cinema Splendor di Bari per "Registi fuori dagli sche[r]mi"

Mercoledì 19 novembre Abbas Fahdel e il suo “Tales of the Wounded Land” al Cinema Splendor di Bari per "Registi fuori dagli sche[r]mi"

Riprende “Registi fuori dagli ScheRmi”, promosso e curato da Apulia Film Commission, che per questo nuovo appuntamento accoglie Abbas Fahdel: regista, sceneggiatore, autore di riferimento per il cinema documentario internazionale e già collaboratore dei Cahiers du Cinéma. Fahdel presenterà “Tales of the Wounded Land”, opera che gli è valsa quest’anno il Pardo d’Argento per la Miglior Regia alla 78ª edizione delLocarno Film Festival. La proiezione, in programma mercoledì 19 novembre alle 20.45, si terrà al Cinema Nuovo Splendor di Bari. A introdurre il film e dialogare con il regista saranno Luigi Abiusi (il Manifesto) e Giona Nazzaro, direttore del Festival di Locarno.

Tra le visioni più sconvolgenti degli ultimi anni, e al tempo stesso capaci di suscitare pathos e commozione profonda, “Tales of the Wounded Land” emerge come uno dei film politicamente più incisivi oggi in circolazione. L’opera si configura come una testimonianza lucida e poetica degli eventi e delle distruzioni raccontate nel film, ambientate nel sud del Libano a partire dal 2024 e legate agli avvenimenti successivi al 7 ottobre 2023. Il film restituisce immagini che – secondo la prospettiva dell’autore – non hanno trovato spazio nei media: un contrappunto serrato di esplosioni riprese anche in split-screen, distese di calcinacci, corpi e vite travolte dal crollo delle case. Un archivio visivo che non documenta soltanto, ma interroga.

Lo sguardo di Fahdel non si arresta sulla desolazione delle rovine, né si concentra unicamente sulla presenza della figlia – ormai assuefatta ai boati – o della moglie, compagne di un viaggio forzato. Il regista apre invece un varco verso uno spazio di fuga: la folla errante in cerca di salvezza, gli orizzonti assolati, altri ancora percorsi dalla desolazione. Un movimento circolare, un andare e tornare che, nel suo compiersi, delinea un territorio cinematografico ruvido e luminoso, dove la materia stessa dell’immagine si fa sorprendentemente presente, quasi tattile. Ne risulta uno sguardo di forza abbagliante su una delle realtà più dure evocate dal film; uno sguardo che si amplia fino a diventare riflessione sulla guerra, sulla violenza e sulla possibilità – fragile e indispensabile – di esorcizzarle attraverso il cinema, di opporre resistenza con il gesto del filmare.