Biopic/ 14 Maggio Modigliani, i colori dell'anima

“Il futuro dell’arte è nei volti delle donne. Dimmi, Picasso, come potresti amare un cubo?” Nella provocazione a colui che nel film viene presentato come il più acerrimo nemico di Modì, al secolo Amedeo Modigliani, anche una dichiarazione di intenti del proprio stile: quella insistente deformazione delle figure che, postumo, ne avrebbe decretato l’unicità e il successo mondiale.
Imprescindibile l’omaggio tutto italiano a uno dei più grandi artisti del XX secolo. “Modigliani – I colori dell’anima” (2004) di Mick Davis è la pellicola protagonista del quarto appuntamento di Biopic – Cinema d’Arte, giovedì 14 maggio alle 20.30 al Cineporto di Bari. La rassegna, ideata e promossa dall’associazione PugliArte, è realizzata con il sostegno di Apulia Film Commission. Come consueto, la proiezione sarà introdotta da un esperto del settore. Presente in sala il critico d’arte Ludovico Pratesi. Ingresso gratuito (fino a esaurimento posti).
Il film, costato undici milioni di euro e coprodotto da sei paesi, è ambientato nella Parigi dei primi anni Venti. Pur se romanzata e concedendosi qualche licenza e collisioni temporali, la trama mostra l’ultimo periodo di vita del pittore (e scultore, pur se nel film non si menziona). Così come si perdona all’affascinante interprete, Andy Garcia, di mostrare qualche anno in più dei trentasei che Modì aveva al tempo della storia raccontata quando, di lì a poco, morì di tubercolosi. Al centro della storia la rivalità con Picasso (Omid Djalili) e l’amore con Jeanne Hébuterne (Elsa Zylberstein), malvisto dal padre di lei per le sue origini ebraiche. Una vita dissoluta, consumata tra malattia e l’uso di droghe e alcool, fino all’insuccesso (in vita) della propria arte percepita come oscena e fuorit empo. Tra gli interpreti anche Eva Herzigová (la moglie di Picasso).
 
Una biografia ri-pensata per il grande pubblico, che punta tutto sui topos amore-morte incorniciandola in una colonna sonora “emotiva” e una fotografia che rimanda ai toni seppia delle vecchie stampe demodé, ideali per essere rapiti dal fascino di un caffè parigino bohemienne. Merito speciale e non ultimo dei geni italiani Giantito Burchiellaro e Luigi Marchione “che – dice il regista in un’intervista all’uscita del film – hanno costruito tutto quello che avevo in mente, e quello che volevo era qualcosa che fosse allo stesso tempo reale e surreale”.
 
 
 
Bio
Scozzese di Glasgow, Mick Davis, classe 1961 è anche produttore e sceneggiatore. Conosciuto per Invisible (2007) e il precedente Den osynlige (2002).
 
Ospiti
Curatore e critico d'arte. Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro e Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea.
Dal 2009 al 2011 è stato curatore scientifico di palazzo Fabroni di Pistoia.
Dal 2006 al 2010 è stato Presidente dell’AICA.
Vice presidente dell'AMACI (Associazione Musei Arte Contemporanea Italiana).
Critico del quotidiano La Repubblica.
 
Info: www.pugliarte.it