Ancora il dibattito.

Pubblico con piacere una integrazione all'intervento di Guarino.

Gentile Sig. Maselli,
Le scrivo in merito alla mail da Lei pubblicata sul sito
della AFC. Come Orazio Guarino, un caro amico degli anni di studio a Bologna,
sono una giovane pugliese in continua attività nel settore degli audiovisivi.
Sono solleticata da questo intervento che penso dovrebbe davvero portare ad una riflessione importante soprattutto al punto in cui siamo. Lo snodo che viviamo in questi anni ci vede assistere quasi immobili di fronte al cambiamento totale del cinema così come lo abbiamo studiato e conosciuto nel Novecento. Come sostiene Francesco Casetti in suo libro imperdibile per gli amanti della
settima arte, forse il cinema ha esaurito il suo cammino in parallelo con il
Novecento, "l'uno in un cinema che non si appoggia più all'immagine
fotografica, l'altro in un tempo che sembra rovesciare, o perlomeno ripudiare
molte delle misure precedenti." (F. Casetti "L'occhio del Novecento") Al centro
di queste riflessioni io ritengo che ci debba essere la sala con la sua crisi,
dovuta secondo degli studi, non unicamente al downloading da internet, ma
all'aumento dei prezzi del biglietto e alla mancanza di elasticità della sala
rispetto alle tecnologie più recenti dell'home video. Ho scoperto con mia
sorpresa che le pay-tv, i dvd, il downloading stesso sono delle pratiche
rafforzative, molto adottate da chi ama il cinema. Le reali perdite della sala
riguardano quella fetta di pubblico mediamente interessata che al cinema ci
andrebbe più volentieri se costasse meno, e invece rimane in salotto a godere
degli intervalli pubblicitari fra un film e un altro. Mi permetto di
intervenire perchè io preparo la mia tesi di laurea su questo argomento e mi
piacerebbe dirvi come io lapenso riguardo al finanziamento alle opere
cinematografiche. Le opere di reale interesse culturale che sono solite essere
finanziate sono spesso viziate dal sospetto che nasce spontaneo nel sapere che
di certo la commissione che valuta le sceneggiature è di nomina politica, una
politica che è dichiaratamente clientelare e non si esime dal lasciarci
attoniti di fronte a certe scelte. (vedi la puntata di Report, querelata
dall'allora ministro Urbani) Se invece i finanziamenti derivanti dal Fus
fossero dedicati alla didattica dello spettacolo nelle scuole, a partire da
quelle primarie, alla promozione del cinema all'interno delle comunità, alla
sensibilizzazione dei giovani, non pensate che il cinema di interesse culturale
potrebbe vivere reggendosi sulla forte richiesta di un pubblico adeguatamente
formato? E se una parte di questi finanziamenti sevissero ad aiutare gli
esercenti dei piccoli circuiti a tenere bassi i prezzi dei biglietti, non
sarebbe logico vedere un aumento del pubblico, cosa che evidentemente accade
ogni qual volta ci siano spettacoli a prezzi ridotti. Fino  a quando il cinema
aveva costi ridotti non ha mai avuto problemi, anzi anche in periodi di crisi
assurda come durante le due grandi guerre esso ha visto un incremento della
frequentazione in sala! Fino agli anni Settanta momento in cui è iniziata la
politica del rialzo del prezzo del biglietto, il cinema non ha avuto
concorrenti. Ammetto che un duro colpo è stato assestato alla sala con
l'avvento delle tv private e con l'ammodernamento dei palinsesti, ma se la sala
riscoprisse il gusto di rinventarsi? Porto alla vostra attenzione l'esempio
della Casa delle Arti, nata da poco in terra di Conversano, che ha fatto
confluire sulla sala tante altre attività che la rendono un posto vivo per
tutto l'arco della giornata, prendendo quasi inconsciamente spunto da alcune
procedure legate al funzionamento del multisala, ma portando avanti con
coraggio un'impegno rivolto alla ricerca e alla selezione dei materiali
proposti, e un'attenta cura alla formazione all'interno della comunità locale,
rafforzata dal loro lavoro di didattica del cinema e dello spettacolo nelle
scuole del comune. La mia ricetta è questa, va bene finanziare le opere, in
particolar modo le opere prime meno visibili da parte del circuito produttivo
privato, ma occorre soprattutto concentrare gli sforzi economici sulla
distribuzione dei prodotti finanziati, e sulla cura di un vivaio di giovani a
cui si da la possibilità di conoscere il cinema e di amarlo; rinnovare la sala
affinchè riacquisti la sua centralità tenendo conto delle mutate
caratteristiche dell'esperienza filmica e delle attrattive a cui il pubblico
può rivelarsi sensibile, in primis la diminuzione dei prezzi del biglietto.
La ringrazio per l'attenzione accordatami, e Le auguro buon lavoro.
Cordiali
Saluti.

Manuela Martignano